Consorzio per la salvaguardia dei castelli storici del Friuli Venezia Giulia
Motore di ricerca
×

Castello di Spilimbergo

Veduta aerea (foto Ciol)
Veduta aerea (foto Ciol)
Il castello di Spilimbergo, risalente nelle sue strutture originarie al X/XI secolo, si presenta oggi come un agglomerato di residenze signorili disposte ad anello attorno all’ampia corte centrale ed è circondato per buona parte da un profondo fossato interrato in epoca imprecisata.
Tra i diversi corpi di fabbrica che lo compongono quello più noto è costituito dal cosiddetto “palazzo dipinto”, che prende il nome dagli affreschi realizzati nell’ultimo quarto del XV dal pittore sanvitese Andrea Bellunello, mentre l’adiacente “palatium vetus”, incendiato nel corso della rivolta popolare del 1511, non fu più ricostruito.
Dell’ospitalità offerta nel 1532 all’imperatore Carlo V resta il ricordo nella colorita cronaca di Roberto di Spilimbergo. Altri ospiti illustri furono nel 1556 Bona Sforza, regina di Polonia, e nel 1574 Enrico III di Francia.
L’ala attualmente adibita a sede di rappresentanza della Fondazione Ado Furlan è stata ristrutturata nel 1911 per iniziativa dell’avvocato Marco Ciriani, marito della contessa Clara di Spilimbergo. I lavori di restauro, rispondenti ai criteri dell’epoca, furono realizzati sotto la supervisione dell’architetto veneziano Giuseppe Torres. Essa conserva all’interno tracce di decorazioni riferibili al XV secolo e soprattutto, al piano nobile, il lungo fregio a stucco e ad affresco eseguito da Giovanni da Udine nei primi anni venti del Cinquecento su commissione del conte Giacomo I. Nel corso dei succitati restauri il portale timpanato che si trovava all’esterno e si caratterizza per una testa di guerriero spettante probabilmente al Pordenone, fu trasferito all’interno del salone d’ingresso.
Il lato contiguo è occupato da un grande edificio ristrutturato nel corso degli anni sessanta del Cinquecento da Tadea di Spilimbergo, moglie di Bernardino (del ramo del conte Antonio) e sorella di quel Gianfrancesco che nel 1543 aveva sposato Giulia da Ponte, vedova di Adriano di Spilimbergo e madre della celebre Irene. Un tempo abbellito da stucchi e pitture il palazzo, oltre al CRAF (Centro di ricerca e archiviazione della fotografia) e all’Ufficio Cultura del Comune, ospita a piano terra una mostra permanente di sculture della Fondazione Ado Furlan.